01 dicembre 2010

02 settembre 2006

La pace senza se senza ma e un però

Che vi devo dire, si vede che non avevo capito niente e c'ho creduto.
Dopo aver ascoltato tutte quelle durissime critiche all'intervento americano in Irak; dopo aver assistito alle varie mobilitazioni in cui folle oceaniche marciavano scandendo slogan ed inni contro tutte le guerre; dopo aver ascoltato dotte citazioni costituzionali sul ripudio della forza come strumento di risoluzione delle controversie internazionali e del suo uso ad esclusivo scopo difensivo, tutte cose assolutamente bellissime ed in parte condivisibili, alla fine mi ero quasi commosso a vedere tutti quei giovani sorridenti (quelli senza passamontagna almeno) e quelle intere famigliole felici ed inermi che invocavano la Pace senza se e senza ma, con Bertinotti che proclamava il sorgere di una nuova superpotenza: l'opinione pubblica mondiale!
Dopo essermi accollato le peggiori accuse di imperialismo, neocolonialismo, fanatismo, arroganza, servilismo, intolleranza, volontà di potenza, suprematismo occidentale, ipocrisia ("soldati di Pace con le armi?"); dopo essere rimasto angosciato dalle notizie sull'uso di armi illegali, sugli abusi nelle prigioni, delle varie battaglie dei ponti ("...annichiliscilo!"), si era sempre più fatto strada in me il dubbio, tra i tanti che già nutrivo sulla questione, che chi protestava e si opponeva avesse davvero ragione.
Forse praticare questo pacifismo assoluto era davvero l'unica via per raggiungere ciò a cui tutti anelano: bandire la guerra dalla Storia!
E sembrava quasi che con la vittoria del centrosinistra, la politica estera italiana si sarebbe votata agli insegnamenti gandhiani sulla non-violenza.
Invece era tutto finto: nell'entusiasmo avevano, diciamo così...trasceso.
Contrordine compagni: qualche volta l'uso della forza si rivela necessario.
La potenza militare italiana può e deve essere impiegata per imporre la pace, e nella fattispecie del Libano, in caso di violazione del cessate il fuoco, bisognerà intervenire (leggi: annichilire i combattenti).
Insomma, un po' come quei contratti con le clausole scritte in caratteri minuscoli, agli slogan pacifisti mancava un pezzetto.
Pace senza se e senza ma, però qualche eccezione può capitare.
Via i nostri ragazzi dal pantano irakeno: il pantano libanese invece va benissimo.
Ma quello che mi stupisce non è tanto l'atteggiamento dei governanti, dai quali è inutile aspettarsi una qualche forma di coerenza, anche se certo non mi aspettavo tutto questo entusiastico fervore interventista della sinistra in una missione a cui mi pare di capire nessun paese al mondo è particolarmente contento di partecipare, e nella quale ci siamo lanciati con una rapidità d'intervento da fare invidia ai marines.
Quello che mi lascia più interdetto è l'assoluto immobilismo con cui hanno reagito i pacifisti nostrani,che fino a ieri marciavano alla sola idea che qualche italiano imbracciasse un fucile all'estero.
Con un uso da manuale del bispensiero di orwelliana memoria, non c'è stato nessuno che abbia sollevato dubbi od organizzato una marcia, un sit-in, chessò un girotondo, non dico per opporsi alla missione, ma per invocare almeno cautela e senso di responsabilità nelle decisioni.
La nuova superpotenza mondiale ha fatto la fine della Russia comunista: è crollata su se stessa (e non è l'unica analogia con l'Unione Sovietica).
Sì, c'è stata una Marcetta della Pace ad Assisi, se ne parla qui e là, ma nulla di paragonabile alle mobilitazioni del passato al cui confronto praticamente tutto tace, niente di visibile: hanno ingoiato l'invio dei nostri soldati in un fronte di guerra tra i più incasinati del mondo senza battere ciglio.
Sarò poco informato come al solito, ma a mio modesto avviso è la prova sperimentale che la definizione pacifinti è corretta ed opportuna: le scelte di una certa parte sono sempre sbagliate, quelle di un'altra sono sempre giuste.
Oppure ancora una volta non ho capito niente: è tutto perfettamente coerente.
In fondo in Libano non serve esportare la democrazia: Hezbholla si presenta a regolari elezioni; grazie alle nostre Forze Armate la parti in lotta vivranno in Pace senza se e senza ma, e per il momento ci hanno già ringraziato del nostro interessamento: non vedo come avrebbero potuto fare diversamente.
La mia impressione, con tutto il rispetto per i nostri soldati ed i loro sacrifici, è che sotto sotto non facciamo paura a nessuno: nè militarmente nè politicamente.
L'esercito israeliano è accreditato mi pare come il più forte della regione; a questa forza le milizie Hezbollah hanno saputo resistere, per non parlare degli altri attori che affollano lo scenario: se ci saranno degli scontri nessuno farà tanti complimenti, e non so dire cosa accadrà ai nostri soldati, stretti come saranno tra l'incudine e il martello.

14 luglio 2006

Padoa-Schioppa l'euroscettico.

L'esplosione di gioia nazionale per la vittoria dell'Italia ai mondiali di calcio ha avuto degli effetti imprevedibili, ed è stata capace di contagiare, forse inaspettatamente, perfino il serio e compassato professor Tommaso Padoa-Schioppa ministro dell'economia del governo Prodi(torio), il quale pare abbia rilevato una ricaduta positiva del risultato sportivo sulla ripresa dell'economia italiana.

"...La vittoria degli Azzurri ai Mondiali di calcio avrà senza dubbio un impatto positivo sulla crescita italiana, ma l'entità non è quantificabile ed è presto per ipotizzare una revisione al rialzo del Pil 2007..."


Sicuramente sono incompetente in materia, ma c'è da dire che non è la prima volta che un economista sottolinea il collegamento fra il "morale" di una nazione, e l'andamento della sua economia.
Quanto vorrei ringraziare personalmente il nostro ministro per questa affermazione che oseri definire illuminante, soprattutto perchè proferita da persona tanto competente, ed alla quale tuttavia non mi pare sia stata data sufficente attenzione.
Perchè ci ricorda quanto perfino i freddi ed impersonali conti dell'economia siano profondamente legati allo stato d'animo degli individui che compongono il popolo di cui si vorrebbe misurare la produttività.
Perchè è della vita degli uomini che stiamo parlando, e questa nelle vittorie e nelle sconfitte, è fatta di passione e distacco, di amore ed odio, di coraggio e paura, di impegno e indifferenza, di memoria e rimozione, di condivisione e repulsione, di fede e smarrimento, di tutto ciò insomma che fa della specie umana ciò che è, e che la differenzia dalle altre specie viventi.
Tutto questo lo si finge di dimenticare o di non sapere, soprattutto quando si parla di economia (ma non solo), perchè renderebbe i "conti" troppo complicati e sottrarrebbe agli economisti di tutte le latitudini e delle varie istituzioni nazionali ed internazionali, il ruolo preminente che hanno acquisito nella pianificazione della felicità dei popoli.
Certo che l'economia è importante, ma non è riducendo gli uomini a numeri che si può pretendere di dominarla...e nemmeno i governanti possono pensare di dominare gli uomini attraverso l'economia.
Non di solo pane vive l'Uomo...
E' a questo punto che, tornando a Padoa-Schioppa, mi piacerebbe sollecitare il caro professore a riflettere per esempio sulle conseguenze del processo di Unificazione Europea.
Qualcuno gli spieghi per favore che tale processo prevede la progressiva dissolvenza dei singoli stati nazionali a favore di un'entità superiore definita Unione Europea,
e presuppone il rimescolamento e l'omogeneizzazione dei popoli che in quegli stati,
almeno fino a questi ultimi mondiali, si riconoscono, a favore inevitabilmente di un unico popolo definibile appunto europeo.
La fine cioè di ogni antagonismo fra i paesi d'Europa, visto che non può esseci unione fra cose che competono fra loro.
Ebbene se dobbiamo continuare col processo di integrazione, a rigor di logica, non si può escludere che presto gli eventi sportivi internazionali dovranno essere trasformati, poichè se si invoca un seggio unico per i paesi della U.E. alle Nazioni Unite, non si capisce perchè non ci debba essere anche una rappresentanza unica europea ai mondiali di calcio od alle olimpiadi: anzi potrebbe essere di stimolo ad una maggiore integrazione!
E visto che L'Unione Europea non fa discriminazioni di nessun tipo ai candidati all'adesione, che non siano di ordine strettamente economico, ma quelle si sà possono essere tranquillamente superate con decisioni politiche a seconda della convenienza, possiamo immaginare un domani un mondo tutto unito sotto l'egida non più dell'ONU ma della UE, nella quale si può pensare che possano essere compresi perfino gli Stati Uniti, ma con qualche riserva poichè, com'è risaputo, gli americani sono profondamente ed irriducibilmente diversi dagli Europei, i quali sono invece molto più affini alle culture ed ai popoli nordafricani e mediorientali...ma forse già parlare di affinità culturale non è europeisticamente corretto.
Insomma per coerenza, bisognerebbe che Padoa-Schioppa usasse la sua indiscutibile fama per bloccare l'Unificazione, se ritenesse un bene il conservare un certo antagonismo fra le nazioni, oppure se vuol parlare di sport, proporre il superamento definitivo delle appassinanti competizioni calcistiche intraeuropee, perchè anche se queste portano come nel nostro caso dei benefici immediati ai vincitori, non possiamo dimenticare che alla vittoria di una squadra corrisponde la sconfitta di un'altra, e noi dovremmmo abituarci a ragionare a livello comunitario.
E visto quanto noi europei ci vogliamo bene, tanto da volere diventare sempre più una cosa sola, dobbiamo capire che non è bello colpire, nè a sgomitate in faccia in un campo di calcio nè nell'incremento del PIL, i nostri fratelli di Euro, considerate anche le ripercussioni finanziarie che ciò potrebbe avere a livello di Eurozona.
Insomma per la vittoria della Coppa del Mondo è molto simpatico festeggiare e sventolare tutte queste bandierine, ma non dimentichiamo che il nostro futuro è l'EUropa, e quindi al massimo potremmo concederci le squadre cittadine...toh al limite macroregionali giusto per accontentare quel fastidioso bisogno identitario che accompagna ostinatamente la storia dell'Uomo ed appagare le spinte autonomiste tipo quelle della Lega Nord che diventerebbero così infine superflue.
Ma giammai potremo continuare ad avere delle scioviniste ed euroscettiche squadre nazionali (bleah!), che sono tanto più urgenti da superare, come dimostrato anche dal subbuglio provocato dal famoso colpo di testa del noto calciatore francese (aah come vorremmo già poter dire...europeo!), che rischiano di alimentare diffidenze reciproche ed oseri dire perfino di rallentare il nobile (si fa per dire) progetto di unificazione.

24 giugno 2006

La fine dell'Italia e l'inutilità di essere blogger?

...L’Italia è perduta, l'Europa, con tutta la sua storia, la sua cultura, il suo pensiero, i suoi poeti, i suoi scrittori, la sua arte, la sua musica, i suoi figli, è perduta....

Sono parole di Ida Magli, tratte dal sito Italiani Liberi.
Le metto in evidenza, ammesso che qualcuno voglia leggerle, pensando che possano contibuire ai discorsi sul ruolo degli aggregatori, come possono essere Tocqueville o altri, meglio di quanto possa fare io.
Non so dire se la situazione in Italia sia drammatica così come la descrive la Magli.
Certo è che mai, nella loro storia, agli italiani era stata finora negata la possibilità di denunciare come tale, un pericolo che li minacciava.
L'Unificazione Europea, che lentamente erode la sovranità del nostro paese viene presentato come il più alto degli ideali.
La migrazione di interi popoli del nostro territorio è presentata non come un'invasione foriera di destablilizzazione e conflitti presenti e futuri, ma come un'opportunità economica per le aziende e per le casse dello stato(?), e come un'occasione di praticare virtù cristiane per gli individui.
Questo per rimanere sui temi più importanti, riguardo ai quali del centrosinistra al governo già conosciamo la posizione, e che cercherà di realizzare con tutta la forza dell'essere al governo, e con tutta la persuasione dell'egemonia culturale che possiede, in base alla quale stabilisce quale sia il "bene" da perseguire e quale il "male" da riprovare.
Agli italiani non è stata presentata un'alternativa forte da poter scegliere apertamente e convintamente, e Silvio Berlusconi, che mi rammenta quel tizio che tappava il buco nella diga con un dito, è stato infine, almeno così mi pare, spazzato via.
La possibilità di internet di far circolare ed unire idee ed informazioni certo non è da sottovalutare.
Il problema è che questo può essere un buon inizio, ma che prima che si trasformi in "movimento" di massa richiederà tempo.
Ma quanto tempo abbiamo a disposizione?