02 settembre 2006

La pace senza se senza ma e un però

Che vi devo dire, si vede che non avevo capito niente e c'ho creduto.
Dopo aver ascoltato tutte quelle durissime critiche all'intervento americano in Irak; dopo aver assistito alle varie mobilitazioni in cui folle oceaniche marciavano scandendo slogan ed inni contro tutte le guerre; dopo aver ascoltato dotte citazioni costituzionali sul ripudio della forza come strumento di risoluzione delle controversie internazionali e del suo uso ad esclusivo scopo difensivo, tutte cose assolutamente bellissime ed in parte condivisibili, alla fine mi ero quasi commosso a vedere tutti quei giovani sorridenti (quelli senza passamontagna almeno) e quelle intere famigliole felici ed inermi che invocavano la Pace senza se e senza ma, con Bertinotti che proclamava il sorgere di una nuova superpotenza: l'opinione pubblica mondiale!
Dopo essermi accollato le peggiori accuse di imperialismo, neocolonialismo, fanatismo, arroganza, servilismo, intolleranza, volontà di potenza, suprematismo occidentale, ipocrisia ("soldati di Pace con le armi?"); dopo essere rimasto angosciato dalle notizie sull'uso di armi illegali, sugli abusi nelle prigioni, delle varie battaglie dei ponti ("...annichiliscilo!"), si era sempre più fatto strada in me il dubbio, tra i tanti che già nutrivo sulla questione, che chi protestava e si opponeva avesse davvero ragione.
Forse praticare questo pacifismo assoluto era davvero l'unica via per raggiungere ciò a cui tutti anelano: bandire la guerra dalla Storia!
E sembrava quasi che con la vittoria del centrosinistra, la politica estera italiana si sarebbe votata agli insegnamenti gandhiani sulla non-violenza.
Invece era tutto finto: nell'entusiasmo avevano, diciamo così...trasceso.
Contrordine compagni: qualche volta l'uso della forza si rivela necessario.
La potenza militare italiana può e deve essere impiegata per imporre la pace, e nella fattispecie del Libano, in caso di violazione del cessate il fuoco, bisognerà intervenire (leggi: annichilire i combattenti).
Insomma, un po' come quei contratti con le clausole scritte in caratteri minuscoli, agli slogan pacifisti mancava un pezzetto.
Pace senza se e senza ma, però qualche eccezione può capitare.
Via i nostri ragazzi dal pantano irakeno: il pantano libanese invece va benissimo.
Ma quello che mi stupisce non è tanto l'atteggiamento dei governanti, dai quali è inutile aspettarsi una qualche forma di coerenza, anche se certo non mi aspettavo tutto questo entusiastico fervore interventista della sinistra in una missione a cui mi pare di capire nessun paese al mondo è particolarmente contento di partecipare, e nella quale ci siamo lanciati con una rapidità d'intervento da fare invidia ai marines.
Quello che mi lascia più interdetto è l'assoluto immobilismo con cui hanno reagito i pacifisti nostrani,che fino a ieri marciavano alla sola idea che qualche italiano imbracciasse un fucile all'estero.
Con un uso da manuale del bispensiero di orwelliana memoria, non c'è stato nessuno che abbia sollevato dubbi od organizzato una marcia, un sit-in, chessò un girotondo, non dico per opporsi alla missione, ma per invocare almeno cautela e senso di responsabilità nelle decisioni.
La nuova superpotenza mondiale ha fatto la fine della Russia comunista: è crollata su se stessa (e non è l'unica analogia con l'Unione Sovietica).
Sì, c'è stata una Marcetta della Pace ad Assisi, se ne parla qui e là, ma nulla di paragonabile alle mobilitazioni del passato al cui confronto praticamente tutto tace, niente di visibile: hanno ingoiato l'invio dei nostri soldati in un fronte di guerra tra i più incasinati del mondo senza battere ciglio.
Sarò poco informato come al solito, ma a mio modesto avviso è la prova sperimentale che la definizione pacifinti è corretta ed opportuna: le scelte di una certa parte sono sempre sbagliate, quelle di un'altra sono sempre giuste.
Oppure ancora una volta non ho capito niente: è tutto perfettamente coerente.
In fondo in Libano non serve esportare la democrazia: Hezbholla si presenta a regolari elezioni; grazie alle nostre Forze Armate la parti in lotta vivranno in Pace senza se e senza ma, e per il momento ci hanno già ringraziato del nostro interessamento: non vedo come avrebbero potuto fare diversamente.
La mia impressione, con tutto il rispetto per i nostri soldati ed i loro sacrifici, è che sotto sotto non facciamo paura a nessuno: nè militarmente nè politicamente.
L'esercito israeliano è accreditato mi pare come il più forte della regione; a questa forza le milizie Hezbollah hanno saputo resistere, per non parlare degli altri attori che affollano lo scenario: se ci saranno degli scontri nessuno farà tanti complimenti, e non so dire cosa accadrà ai nostri soldati, stretti come saranno tra l'incudine e il martello.

14 luglio 2006

Padoa-Schioppa l'euroscettico.

L'esplosione di gioia nazionale per la vittoria dell'Italia ai mondiali di calcio ha avuto degli effetti imprevedibili, ed è stata capace di contagiare, forse inaspettatamente, perfino il serio e compassato professor Tommaso Padoa-Schioppa ministro dell'economia del governo Prodi(torio), il quale pare abbia rilevato una ricaduta positiva del risultato sportivo sulla ripresa dell'economia italiana.

"...La vittoria degli Azzurri ai Mondiali di calcio avrà senza dubbio un impatto positivo sulla crescita italiana, ma l'entità non è quantificabile ed è presto per ipotizzare una revisione al rialzo del Pil 2007..."


Sicuramente sono incompetente in materia, ma c'è da dire che non è la prima volta che un economista sottolinea il collegamento fra il "morale" di una nazione, e l'andamento della sua economia.
Quanto vorrei ringraziare personalmente il nostro ministro per questa affermazione che oseri definire illuminante, soprattutto perchè proferita da persona tanto competente, ed alla quale tuttavia non mi pare sia stata data sufficente attenzione.
Perchè ci ricorda quanto perfino i freddi ed impersonali conti dell'economia siano profondamente legati allo stato d'animo degli individui che compongono il popolo di cui si vorrebbe misurare la produttività.
Perchè è della vita degli uomini che stiamo parlando, e questa nelle vittorie e nelle sconfitte, è fatta di passione e distacco, di amore ed odio, di coraggio e paura, di impegno e indifferenza, di memoria e rimozione, di condivisione e repulsione, di fede e smarrimento, di tutto ciò insomma che fa della specie umana ciò che è, e che la differenzia dalle altre specie viventi.
Tutto questo lo si finge di dimenticare o di non sapere, soprattutto quando si parla di economia (ma non solo), perchè renderebbe i "conti" troppo complicati e sottrarrebbe agli economisti di tutte le latitudini e delle varie istituzioni nazionali ed internazionali, il ruolo preminente che hanno acquisito nella pianificazione della felicità dei popoli.
Certo che l'economia è importante, ma non è riducendo gli uomini a numeri che si può pretendere di dominarla...e nemmeno i governanti possono pensare di dominare gli uomini attraverso l'economia.
Non di solo pane vive l'Uomo...
E' a questo punto che, tornando a Padoa-Schioppa, mi piacerebbe sollecitare il caro professore a riflettere per esempio sulle conseguenze del processo di Unificazione Europea.
Qualcuno gli spieghi per favore che tale processo prevede la progressiva dissolvenza dei singoli stati nazionali a favore di un'entità superiore definita Unione Europea,
e presuppone il rimescolamento e l'omogeneizzazione dei popoli che in quegli stati,
almeno fino a questi ultimi mondiali, si riconoscono, a favore inevitabilmente di un unico popolo definibile appunto europeo.
La fine cioè di ogni antagonismo fra i paesi d'Europa, visto che non può esseci unione fra cose che competono fra loro.
Ebbene se dobbiamo continuare col processo di integrazione, a rigor di logica, non si può escludere che presto gli eventi sportivi internazionali dovranno essere trasformati, poichè se si invoca un seggio unico per i paesi della U.E. alle Nazioni Unite, non si capisce perchè non ci debba essere anche una rappresentanza unica europea ai mondiali di calcio od alle olimpiadi: anzi potrebbe essere di stimolo ad una maggiore integrazione!
E visto che L'Unione Europea non fa discriminazioni di nessun tipo ai candidati all'adesione, che non siano di ordine strettamente economico, ma quelle si sà possono essere tranquillamente superate con decisioni politiche a seconda della convenienza, possiamo immaginare un domani un mondo tutto unito sotto l'egida non più dell'ONU ma della UE, nella quale si può pensare che possano essere compresi perfino gli Stati Uniti, ma con qualche riserva poichè, com'è risaputo, gli americani sono profondamente ed irriducibilmente diversi dagli Europei, i quali sono invece molto più affini alle culture ed ai popoli nordafricani e mediorientali...ma forse già parlare di affinità culturale non è europeisticamente corretto.
Insomma per coerenza, bisognerebbe che Padoa-Schioppa usasse la sua indiscutibile fama per bloccare l'Unificazione, se ritenesse un bene il conservare un certo antagonismo fra le nazioni, oppure se vuol parlare di sport, proporre il superamento definitivo delle appassinanti competizioni calcistiche intraeuropee, perchè anche se queste portano come nel nostro caso dei benefici immediati ai vincitori, non possiamo dimenticare che alla vittoria di una squadra corrisponde la sconfitta di un'altra, e noi dovremmmo abituarci a ragionare a livello comunitario.
E visto quanto noi europei ci vogliamo bene, tanto da volere diventare sempre più una cosa sola, dobbiamo capire che non è bello colpire, nè a sgomitate in faccia in un campo di calcio nè nell'incremento del PIL, i nostri fratelli di Euro, considerate anche le ripercussioni finanziarie che ciò potrebbe avere a livello di Eurozona.
Insomma per la vittoria della Coppa del Mondo è molto simpatico festeggiare e sventolare tutte queste bandierine, ma non dimentichiamo che il nostro futuro è l'EUropa, e quindi al massimo potremmo concederci le squadre cittadine...toh al limite macroregionali giusto per accontentare quel fastidioso bisogno identitario che accompagna ostinatamente la storia dell'Uomo ed appagare le spinte autonomiste tipo quelle della Lega Nord che diventerebbero così infine superflue.
Ma giammai potremo continuare ad avere delle scioviniste ed euroscettiche squadre nazionali (bleah!), che sono tanto più urgenti da superare, come dimostrato anche dal subbuglio provocato dal famoso colpo di testa del noto calciatore francese (aah come vorremmo già poter dire...europeo!), che rischiano di alimentare diffidenze reciproche ed oseri dire perfino di rallentare il nobile (si fa per dire) progetto di unificazione.

24 giugno 2006

La fine dell'Italia e l'inutilità di essere blogger?

...L’Italia è perduta, l'Europa, con tutta la sua storia, la sua cultura, il suo pensiero, i suoi poeti, i suoi scrittori, la sua arte, la sua musica, i suoi figli, è perduta....

Sono parole di Ida Magli, tratte dal sito Italiani Liberi.
Le metto in evidenza, ammesso che qualcuno voglia leggerle, pensando che possano contibuire ai discorsi sul ruolo degli aggregatori, come possono essere Tocqueville o altri, meglio di quanto possa fare io.
Non so dire se la situazione in Italia sia drammatica così come la descrive la Magli.
Certo è che mai, nella loro storia, agli italiani era stata finora negata la possibilità di denunciare come tale, un pericolo che li minacciava.
L'Unificazione Europea, che lentamente erode la sovranità del nostro paese viene presentato come il più alto degli ideali.
La migrazione di interi popoli del nostro territorio è presentata non come un'invasione foriera di destablilizzazione e conflitti presenti e futuri, ma come un'opportunità economica per le aziende e per le casse dello stato(?), e come un'occasione di praticare virtù cristiane per gli individui.
Questo per rimanere sui temi più importanti, riguardo ai quali del centrosinistra al governo già conosciamo la posizione, e che cercherà di realizzare con tutta la forza dell'essere al governo, e con tutta la persuasione dell'egemonia culturale che possiede, in base alla quale stabilisce quale sia il "bene" da perseguire e quale il "male" da riprovare.
Agli italiani non è stata presentata un'alternativa forte da poter scegliere apertamente e convintamente, e Silvio Berlusconi, che mi rammenta quel tizio che tappava il buco nella diga con un dito, è stato infine, almeno così mi pare, spazzato via.
La possibilità di internet di far circolare ed unire idee ed informazioni certo non è da sottovalutare.
Il problema è che questo può essere un buon inizio, ma che prima che si trasformi in "movimento" di massa richiederà tempo.
Ma quanto tempo abbiamo a disposizione?

14 maggio 2006

Il comunismo è morto: lunga vita al comunismo!

La nomina di Napolitano a Presidente della Repubblica, mi ha fatto venire in mente quando, più di dieci anni or sono, vidi sullo scaffale d’una libreria un testo di Armando Plebe, “Tornerà il Comunismo?”, che allora non acquistai: non ricordo se Berlusconi fosse già “sceso in campo”, ma sicuramente il Muro era crollato, ed il PCI era diventato PDS, e mi sembrava di poter immaginare che, almeno dalle nostre parti, l’inganno della più feroce e distruttrice delle ideologie si sarebbe lentamente dissolto; e da ragazzo forse un po’ supponente credevo di conoscere già la risposta al titolo del libro: NO, il Comunismo era morto o moribondo.
Quello che invece è accaduto in Italia, è che il più importante partito del nostro paese, non ha fatto altro che cambiare nome senza mai cessare di essere sé stesso: una gioiosa macchina da guerra nata per occupare sistematicamente la società a tutti i livelli: dalle più alte istituzioni alla coscienza degli individui, fino alla presa totale del potere.
L'ideologia comunista non solo non ha mai perso terreno ma anzi venuto meno il pericolo militare rappresentato dall’Unione Sovietica, e camuffando alcuni aspetti esteriori, è infine diventata abbastanza presentabile agli occhi di tanti cittadini che, sullo scaffale del centrosinistra, potevano scegliere fra le varie tonalità di Socialismo Reale, che andavano dal bianco/rosso dei Cattolici di sinistra, ad un bel rosso acceso dei vari comunisti irriducibili, con tutte le sfumature possibili fra questi due estremi.
Con queste elezioni il Comunismo ha vinto, è infine giunto al governo diretto del paese ed anche oltre, e bisogna dire che forse era un destino inevitabile, e con ciò non mi riferisco agli errori del centrodestra: secondo la mia modestissima e personalissima Teoria del Paracadute tutti gli sforzi della nostra politica sono praticamente stati spesi non per impedire, ma per accompagnare lentamente ed inesorabilmente gli italiani fra le braccia di questa ideologia, senza che nessuno riuscisse ad opporvisi seriamente salvo Silvio Berlusconi.
Il quale però ha svolto un lavoro quasi vano, visto che non ha saputo contrappogli delle idee che potessero sfidarla e che durassero nel tempo.
Il Comunismo è una religione: la religione dello Stato Padrone, della Felicità Obbligatoria, dell’Uguaglianza Organizzata. Una religione in cui si adora una divinità esterna all’uomo: il Lavoro.
Ad esso può essere contrapposta solo l’idea del primato del soggetto, della sua responsabilità individuale, e della ricerca personale della felicità: non mi sembra che questi temi siano presenti nel dibattito politico.
Nessuno dei due schieramenti è riuscito a brillare sull'altro, a cui gli italiani nel loro complesso hanno assegnato un sostanziale pareggio nel risultato delle elezioni e che avrebbe dovuto spingerli a condotte più bipartisan.
Ma i comunisti dopo aver speso tutte le loro forze in campagna elettorale, e trovandosi la vittoria così vicina non hanno rinunciato ad appropriarsene: bene, che governino se ci riescono.
adda passà 'a nuttata diceva Eduardo.
Noi intanto possiamo solo vegliare: verrà l'alba.

19 aprile 2006

Meglio tardi che mai

"Stiamo ancora lavorando"
Così dicono alla Cassazione riguardo agli accertamenti sui risultati elettorali.
Invece Romano Prodi, che tutti credevano all'opera a creare la nuova squadra di governo, è a passeggio per le strade di Roma (la Serietà a Spasso).
E' lui stesso a spiegarci il perchè:
"Aspettiamo le notizie ufficiali, commento solo quelle"
prendiamo quindi atto che anche Frodi si unisce alla schiera di coloro che restano in attesa del compimento del conteggio ufficiale dei voti, prima di proclamare i vincitori delle elezioni.

Pensi un po', professore, se le toccasse rispedire indietro tutti i "riconoscimenti" che vari governi, con eccessiva frettolosità, le hanno dispensato in questi giorni!
Sarebbe un peccato vero?

Fonti:
Corriere della Sera
La Repubblica
La Stampa

11 aprile 2006

Il Centrosinistra non ha vinto. Il Centrodestra non ha perso

Mi aspettavo contro ogni previsione una vittoria del Centrodestra, e finito il mio lavoro di scrutatore sono rimasto a seguire risultati elettorali, fino alla mezzanotte.
Il Centrosinistra non ha ottenuto la vittoria schiacciante tanto attesa, come avvenuto alle regionali, ed il Centrodestra non è uscito assolutamente disfatto dalle urne.
Inoltre Forza Italia si conferma il primo partito italiano, e Berlusconi l'unico leader della Casa delle Libertà.
Il timore per la "spaccatura" in due dell'Italia penso sia infondato, perchè molto simile a quella di altri casi in altri paesi occidentali, come nella rielezione di Bush.
Solo che negli USA poi si ha una chiara indicazione di chi deve governare, al contrario di quanto avvenuto da noi.
A questo punto spero che il conteggio finale dei voti dia la maggioranza al centrosinistra anche al senato, e che Prodi sia in grado di formare un governo.
La destra ha dimostrato di saper durare nonostante le divisioni: la stabilità è ciò di cui abbiamo bisogno e di cui ci dobbiamo accontentare, anche se dubito che ciò possa realizzarsi.
L'affermazione di Montanelli che la cura dal berlusconismo sia una iniezione di Berlusconi si è dimostrata fasulla.
Spero che si avveri l'affermazione (non so di chi altri, ma sicuramente mia) che un'iniezione di cattocomunismo (ancora?) sia da vaccino dal cattocomunismo stesso.
Salvo che non si riveli fatale.

P.S.
Provenzano è stato arrestato.
Chissà perchè penso che se ciò fosse accaduto il giorno prima delle elezioni, si sarebbe gridato ad una mossa propagandistica del governo.

08 aprile 2006

Il mio voto del 9 e 10 Aprile

Non so come sia negli altri paesi, ma in Italia ogni volta che si và a votare, sembrano i pròdromi di una guerra civile: entrambi gli schieramenti rivendicano per sè stessi la più perfetta adesione ai valori democratici, ed accusano l'altra parte di portare il paese ad uno sfascio irreversibile.
Forse in parte ciò è vero, poichè si scontrano due visioni che effettivamente sembrano in perfetta antitesi, ed irriducibili fra di loro.
Per quanto riguarda il linguaggio adoperato, anche se sotto i riflettori sono soprattutto le "esternazioni" di Berlusconi, dal quale uno avrebbe il diritto di aspettarsi un atteggiamento un po' più sobrio e consono alla carica ricoperta ed in cui vorrebbe essere riconfermato, non mancano e non sono mai mancati anche nella sua controparte manifestazioni piuttosto poco lusinghiere nei confronti dell'avversario politico e del suo elettorato.
Fino a qualche tempo fà, a torto o a ragione, i "coglioni" erano in generale gli elettori del centrodestra, ed in particolare quelli di Forza Italia.
Corsi e ricorsi della Storia ultimamente, e grazie alle dichiarazioni del solito mister B, questo termine è stato "riabilitato", e proprio per questo non potrò fregiarmene, poichè starebbe ad indicare quella parte di cittadini che andranno a votare pensando al bene generale del paese, guidati da un manipolo di capitani coraggiosi, il cui attivismo politico è assolutamente scevro da qualsivoglia interesse o aspirazione personale, tutti uniti soprattutto dall'esigenza di rigettare il Caimano nella palude da cui è sbucato.
Come dire insomma che sto sempre dalla parte sbagliata.
In realtà poi io non starei da nessuna parte.
Secondo una visione un po' ingenua del modello americano, avevo immaginato per la nostra politica una ripartizione se non in due partiti, almeno in due schieramenti, uno liberaldemocratico, l'altro socialdemocratico, che legittimandosi reciprocamente, si contendessero il governo eccetera eccetera...lo so è un'immagine da libro dei sogni che forse non esiste neanche nei paesi anglosassoni.
Sicuramente da noi abbiamo ancora parecchia strada da fare, e dobbiamo accontentarci di quello che passa il convento, però due schieramenti ce li abbiamo, e piaccia o meno questo lo si deve proprio a Berlusconi, la cui capacità di polarizzazione dei consensi frena perlomeno un certo consociativismo fra gli attori politici: così chi governa, governa; chi sta all'opposizione fa l'opposizione, con meno inciuci possibile fra le parti.
Le mie simpatie sono sempre andate a Forza Italia, nel quale vedevo sia la concreta possibilità di avere il primo partito liberale di massa, che potesse dare al paese appunto una cura di liberalismo, sia la possibilità di un partito che valorizzasse certi temi tipici della destra, senza essere troppo conservatore. Le cose non sono andate così: Forza Italia non è riuscita a rendersi autonoma dal suo fondatore che è rimasto il partito di Berlusconi; è stato dato sempre meno spazio ai liberli al suo interno a favore dell'ala più socialista, ed i discorsi sui valori sono stati delegati agli alleati, tranne poi mettersi a rivendicare, con opuscoli parrocchia per parrocchia, una maggiore corrispondanza della propria politica, con la dottrina sociale della Chiesa.
Nonostante tutto però Forza Italia resta per me l'unica scelta efficace possibile, sperando che i cambiamenti di cui vedo i segni maturino nel tempo.

Oppure, da antieuropeista quale sono, potrei decidere di sostenere, almeno col voto di una scheda, la lista No Euro unico partito del centrodestra esplicitamente euroavverso, anche se dubito che potrà avere un certo peso in parlamento.

06 aprile 2006

Lasciateci odiare in pace

La notizia della sorte toccata al piccolo Tommaso era, temo, quello che tutti purtroppo ci aspettavamo, trattandosi di un bambino così piccolo e malato e per le modalità anomale del rapimento.
Non ci sarebbe niente da aggiungere: è una notizia che si commenta da sola.
Ma resta la necessità di sciogliere questo nodo alla gola che ci prende per l'essere testimoni impotenti, ancora una volta, della ferocia dell'Uomo, ed in luoghi a noi così vicini, da farci temere innanzitutto per quei piccoli che in tanti prendiamo per mano tutti i giorni.
Come possano dei balordi concepire, pensando di farla franca, anche il solo rapimento di una creatura così indifesa resta per me un mistero.
Personalmente ne traggo l'ennesima constatazione che il libero arbitrio, che Dio o chi per lui ha donato all'uomo, altro non è che la libertà di compiere il male, o più semplicemente di essere stupidi.
Ed una certa stupidità viene manifestata anche dai soliti, perlopiù giornalisti e preti, che un momento dopo il rinvenimento del corpicino senza vita del povero Tommaso, ne assediano i genitori con assurde domande sul loro stato d'animo, o sull'eventualità del perdono dei colpevoli, quando non c'è persona che non sappia che ogni lutto ha bisogno per lo meno di qualche tempo per essere "elaborato", ed in questo caso vale anche per tutti noi che della tragedia siamo stati spettatori.
Sono arrivate ad invocare la pena di morte per questi assassini, anche persone che normalmente sarebbero contrarie.
Ci saranno dei processi, e quindi delle condanne: la giustizia, come si dice, farà il suo corso.
A noi lasciateci almeno la libertà di essere "arrabbiati" finchè ne avremo bisogno.

28 marzo 2006

Boselli vs Pera. Vince Souad Sbai

Lunedì sera, a Porta a Porta, si è svolto il confronto fra Pera e Boselli, che comunque non ho potuto seguire interamente.
E si vede che Vespa sta invecchiando, dato che si è ritrovato a redarguire il pubblico in sala, del quale si era per un attimo perso il controllo.
"Per favore! Non è previsto che parta un applauso a questo punto!"
ha esclamato il giornalista.
In verità era da parecchio che non seguivo il programma, e quindi non so dire se sia cambiato qualcosa, ma il pubblico di Porta a Porta solitamente aveva una condotta assolutamente neutrale rispetto agli interventi.
Eppure stavolta un bell'applauso fuori programma se lo è meritato Souad Sbai, presidentessa della Confederazione Comunità Marocchine in Italia, chiamata a partecipare al dibattito sui temi dell'immigrazione.
Di fronte all'equivalenza ad un certo punto ventilata in studio fra scuole cattoliche e scuole islamiche, la Souad ha affermato:
"Non paragoniamo le scuole cattoliche italiane, dove si insegnano davvero la pace, la tolleranza e tutte queste cose, a certe scuole di ispirazione islamica dove secondo noi si insegna ben altro."

suscitando un applauso assolutamente spontaneo, prontamente smorzato da Vespa.
Souad ha inoltre osservato che non si sapeva quale islam si sarebbe poi dovuto insegnare visto che ne esistono diversi tipi, e che comunque la sua associazione era per mandare i figli nelle scuole italiane, per favorirne una più rapida integrazione.
Riteneva invece che la maggior parte dei sostenitori delle scuole islamiche siano elementi estremisti o integralisti, che provocano tensioni all'interno delle comunità islamiche stesse, mettendo a dura prova la pazienza di chi vorrebbe semplicemente integrarsi e vivere tranquillo e concludeva:

"giù le mani dai nostri figli!"


Ha rivolto anche critiche alla Bossi-Fini, soprattutto in riferimento al destino di quegli immigrati rimasti esclusi dalle quote stabilite dalla legge, ed il cui futuro appare quanto mai incerto, ma su questo tema ha rivolto critiche anche al centrosinistra definendo "impressionanti" le otto pagine del programma dell'Unione dedicate all'immigrazione, senza che però fosse possibile chiarirne i motivi.

Riguardo al confronto tra Pera e Boselli, devo dire che purtroppo nel presidente del Senato, pur condividendone tante idee, riscontro una certa vaghezza espositiva nelle argomentazioni, soprattutto riguardo a temi come i PACS e immigrazione, cosa comune secondo me anche ad altri esponenti della CDL, mentre quelli del Centrosinistra riescono ad assumere maggiormente un'aria preparata e competente, manifestando una certa abilità nell'aggirare domande scomode, come faceva anche Boselli l'altra sera, riuscendo a non rispondere alla domande di Pera su CTP e atteggiamento verso i clandestini.

24 marzo 2006

Una Pera a Tocqueville (della serie non c'è più un posto tranquillo).

Marcello Pera, del quale auspico quanto meno il rinnovo della carica a presidente del Senato per la prossima legislatura, si è unito alla Città dei Liberi.
Insomma Tocqueville si è fatto (una) Pera.
Ed è stato bello che su questa cosa, vari cittadini Conservative e Liberal abbiano potuto esprimersi in apprezzamenti, positivi e negativi.

Curiosamente a parti invertite.

22 marzo 2006

Lo scrutatore votante

Poi dicono che Forza Italia è un partito di plastica.
Berlusconi aveva detto che, per le elezioni, avrebbe messo nei collegi persone di fiducia che avrebbero vigilato sul regolare svogimento delle operazioni di voto e successivo spoglio.
Ebbene, il giorno stesso che ho inoltrato la mia domanda di adesione a B4CDL, mi è stata notificata la nomina a scutatore.
Quando uno dice l'efficenza!
Bene, tanto impegno ci vuole per contrastare la gioiosa macchina da guerra comunista.
Tranquillo Silvio, che ci penso io a sorvegliare.
...e andiamo avanti!

Beato me che sempre voglia di scherzare.

Grazie a Tocqueville-LCDL di esistere...

(e ad A.C de Tocqueville di essere esistito)

...dove LCDL non sta per Luca Cordero di Lagnozemolo, bensì per La Città dei Liberi.
Fino a qualche tempo fà le mie frequentazioni in internet erano piuttosto scarse, ed al massimo visitavo le edizioni on-line di giornali e riviste.
Poi su Camillo ed Ideazione seppi della nascita di Tocqueville: scoprii così il mondo dei blogger, e la possibilità di conoscere tante persone dalle idee simili od anche diverse dalle mie.
Ultimamente, colto da un raptus narcisista, ho deciso di aprire questo blog ed inscrivermi anch'io all'aggregatore, anche se il mio può essere solo un supporto morale: al limite posso provare a raccontare qualcosa di spiritoso, anche se in questo sono confortato dall'esempio del nostro Presidente del Consiglio.
Insomma, sabato pomeriggio scorso visitando Tocqueville vedo il mio blog fra i New Citizens, stimando di essere più o meno il 710° iscritto: tutto soddisfatto, e dopo non poche difficoltà, riesco ad inserirne il banner nel mio template (sperando che si dica così!).
La mia stima ed il mio ringraziamento quindi vanno a tutti quei volontari che non conosco e che spendono il loro tempo a visionare e gestire i post di tutti i cittadini, che sono sempre più numerosi.
Fine della sviolinata : )

E a proposito di Tocqueville, visto che qui si è filoamericani, un grazie anche al noto marchese che dopo oltre 150 anni dalla pubblicazione dei suoi saggi, riesce ancora ad accompagnarci alla scoperta della società americana.

13 marzo 2006

Quella Carezza (del Corriere) della Sera

Che bello vedere quanto le persone si vogliono bene.
Ed è stata una vera e propria dichiarazione d'amore nei confronti del centrosinistra quella apparsa sul Corriere della Sera.
Una dichiarazione che a Romano Prodi sarà sembrata tanto dolce, quanto il cognome di chi l'ha pronunciata: Paolo Mieli.
Invece a me è sembrata fin troppo mielosa, e si sa il troppo dolce stomaca.
Non voglio certo mettere in dubbio l'autorevolezza di uno dei più importanti quotidiani del paese, ma mi è parso un po' troppo ottimistico il quadretto della coalizione che si candida a governare il paese disegnato nell'editoriale, ed io ho qualche dubbio che davvero Prodi possa risolvere, visto che temo ancora non ci sia riuscito, “le numerose contraddizioni interne al proprio schieramento”, e nella veste di Primo Ministro.
Riguardo poi all’invocazione fatta da Mieli all’alternanza, vorrei dire che il modo in cui tale meccanismo si è verificato in Italia, è stato in maniera alquanto anomala, a seguito di ribaltoni ed alchimie di palazzo, che secondo me ha sicuramente fatto bene a qualche parte politica, ma ha invece danneggiato il paese.
Per carità, una maggioranza che lavora male può giustamente uscire sconfitta dalle urne, ma il fatto che ad ogni tornata elettorale il governo cambi colore, come sta succedendo ormai da dieci anni mi pare il segnale che qualcosa non funzioni, e c’è poco di cui essere soddisfatti.
Insomma, in caso di vittoria del Centrosinistra, io non la vedo così rosea.
Inoltre siccome Mieli si compiace di una crescita di consensi verso Fini e Casini, mi viene da pensare che il problema fondamentale sia Silvio Berlusconi, e queste elezioni l’occasione per farlo sparire dalla scena politica.
Ma alla fine se il Corriere spinge per una vittoria del centrosinistra, certo è bene che lo dica chiaramente, quanto meno per rispetto ai suoi lettori: staremo a vedere cosa ne pensano gli italiani.
Ma forse, e per quasi ammissione di Mieli fin dalle prime righe dell’editoriale, i sondaggi indicano qualcosa di diverso, e magari lo scopo era proprio frenare la rimonta della CDL rispetto all’Unione.
Per quanto mi riguarda so già chi votare, e non sarà per chi nel nome si richiama a ben altre “unioni” sopranazionali (manifestando anche una certa scarsità di fantasia), e sostenuto da giornali che da anni ne portano la bandiera stampata in prima pagina.

03 marzo 2006

Campagna elettorale 2006

Scoop!

Nuova iniziativa del Governo per rilanciare il ruolo dell'Italia nel mondo.

Il nostro Primo Ministro, durante il discorso tenuto innanzi al Congresso Americano riunito in seduta plenaria, ha raccontato una nuova barzelletta del suo oramai celeberrimo repertorio.
Applausi a scena aperta per il Presidente-Cabarettista.
Berlusconi: "stiamo mantenendo tutti gli impegni!"
(mi chiedo: è forse un'altra barzelletta?)

...e andiamo avanti!
; )

02 marzo 2006

Anche le formiche nel loro piccolo sono antieuropeiste.

Dice: ma tu che ne capisci di Unione Europea?
Io? Niente! Rispondo.
E allora che vuoi?
Come che voglio? Proprio capirne di più voglio: solo che uno più ne sà, più non ne capisce niente.
Ma non capisci, e già parti antieuropeista?
Per forza; se non ci capisco perché devo essere in EUropa a prescindere?! Nessuno compra a scatola chiusa.
Vabbè ma se aspettiamo che tu ne capisci qualcosa...allora non si fa mai niente!
Si, ma mica sono solo io!
Oddìo, parlo per me, però sono convinto che la maggior parte delle persone rinunci semplicemente ad approfondire la questione.
E questo lo si può verificare quotidianamente dalla gente intorno a noi.
E se siamo in democrazia, questo dovrà pur contare qualcosa! E secondo me, già il fatto che il cittadino qualunque ne capisce poco è una grave limitazione della tanto sbandierata sovranità popolare.
Tutti ne hanno solo una vaga idea, e personalmente più cerco di capirne, più capisco che la portata del progetto di unificazione e talmente vasta in tutte le sue implicazioni che sarebbe molto meglio rinunciare a realizzarla invece di continuare ad illudersi di poterne dominare i processi che si innescano e le relative conseguenze.
Invece è praticamente tutta roba per gli addetti ai lavori, economisti e politici, e francamente pare che neanche loro abbiano le idee tanto chiare!
Il cittadino che vuole informarsi poi, deve prima attraversare la distesa di melassa euroentusiasta che gronda perfino dalle più alte cariche istituzionali, nostrane ed estere, per poter arrivare di fronte ai palazzi del potere Europeo con un minimo di disincanto. Poi deve cercare di vincere la soggezione di fronte all’immensa struttura edificata in tutti questi anni, ed una volta dentro imparare ad orientarsi nel dedalo dei meccanismi di funzionamento di tutto l’apparato…bah scusate, io passo la mano!
Vero è che negli ultimi tempi le cose sono cambiate, ma solo perchè i politici sono stati messi di fronte ad avvenimenti che hanno messo a dura prova la tipica retorica europeista del volemose bbene, tutti insieme appassionatamente.
Dalle difficoltà economiche alla politica estera, dai referendum sulla Costituzione Europea ai disaccordi monetaristici...rebate e sovvenzioni all'agricoltura.
Tante cose non tornano, ed è sempre più difficile non parlarne per i mezzi d'informazione.
Comunque al cittadino,almeno italiano, ancora viene chiesto semplicemente di fidarsi dell’azione dei governanti e degli oscuri burocrati che si aggirano nei lontani corridoi delle sedi di Bruxelles.
E gli viene chiesto di produrre, lavorare per rilanciare l’economia dell’Europa.
Lavorare senza saperne veramente qualcosa, come tante formichine indaffarate.
Perché di fronte al gigante UE il cittadino si riduce proprio alle dimensioni di una formica senza nessun potere di influenza nei confronti di chi prende decisioni vitali per centinaia di milioni di persone.
Eppure perfino le formiche, che sono tra le creature più bellicose in natura, sarebbero contrarie a progetti di unificazione dei formicai.
E allora come un bravo imenottero, il più misero e insignificante di tutti, voglio fare la mia piccola parte in difesa del piccolo formicaio italiano, sperando che mentre noi insettini di tutti i tipi ci accapigliamo l’uno contro l’altro, non arrivi qualche grosso insettivoro a divorarci.