14 maggio 2006

Il comunismo è morto: lunga vita al comunismo!

La nomina di Napolitano a Presidente della Repubblica, mi ha fatto venire in mente quando, più di dieci anni or sono, vidi sullo scaffale d’una libreria un testo di Armando Plebe, “Tornerà il Comunismo?”, che allora non acquistai: non ricordo se Berlusconi fosse già “sceso in campo”, ma sicuramente il Muro era crollato, ed il PCI era diventato PDS, e mi sembrava di poter immaginare che, almeno dalle nostre parti, l’inganno della più feroce e distruttrice delle ideologie si sarebbe lentamente dissolto; e da ragazzo forse un po’ supponente credevo di conoscere già la risposta al titolo del libro: NO, il Comunismo era morto o moribondo.
Quello che invece è accaduto in Italia, è che il più importante partito del nostro paese, non ha fatto altro che cambiare nome senza mai cessare di essere sé stesso: una gioiosa macchina da guerra nata per occupare sistematicamente la società a tutti i livelli: dalle più alte istituzioni alla coscienza degli individui, fino alla presa totale del potere.
L'ideologia comunista non solo non ha mai perso terreno ma anzi venuto meno il pericolo militare rappresentato dall’Unione Sovietica, e camuffando alcuni aspetti esteriori, è infine diventata abbastanza presentabile agli occhi di tanti cittadini che, sullo scaffale del centrosinistra, potevano scegliere fra le varie tonalità di Socialismo Reale, che andavano dal bianco/rosso dei Cattolici di sinistra, ad un bel rosso acceso dei vari comunisti irriducibili, con tutte le sfumature possibili fra questi due estremi.
Con queste elezioni il Comunismo ha vinto, è infine giunto al governo diretto del paese ed anche oltre, e bisogna dire che forse era un destino inevitabile, e con ciò non mi riferisco agli errori del centrodestra: secondo la mia modestissima e personalissima Teoria del Paracadute tutti gli sforzi della nostra politica sono praticamente stati spesi non per impedire, ma per accompagnare lentamente ed inesorabilmente gli italiani fra le braccia di questa ideologia, senza che nessuno riuscisse ad opporvisi seriamente salvo Silvio Berlusconi.
Il quale però ha svolto un lavoro quasi vano, visto che non ha saputo contrappogli delle idee che potessero sfidarla e che durassero nel tempo.
Il Comunismo è una religione: la religione dello Stato Padrone, della Felicità Obbligatoria, dell’Uguaglianza Organizzata. Una religione in cui si adora una divinità esterna all’uomo: il Lavoro.
Ad esso può essere contrapposta solo l’idea del primato del soggetto, della sua responsabilità individuale, e della ricerca personale della felicità: non mi sembra che questi temi siano presenti nel dibattito politico.
Nessuno dei due schieramenti è riuscito a brillare sull'altro, a cui gli italiani nel loro complesso hanno assegnato un sostanziale pareggio nel risultato delle elezioni e che avrebbe dovuto spingerli a condotte più bipartisan.
Ma i comunisti dopo aver speso tutte le loro forze in campagna elettorale, e trovandosi la vittoria così vicina non hanno rinunciato ad appropriarsene: bene, che governino se ci riescono.
adda passà 'a nuttata diceva Eduardo.
Noi intanto possiamo solo vegliare: verrà l'alba.